Nei contesti di apprendimento malvagio le regole sono poco chiare e gli schemi non si ripetono. Questa condizione è ravvisabile nella pandemia, evento che ha sortito un impatto tremendo sull’uomo e sulla società.
In questo contesto degradante, alcune aziende si sono ritrovate relegate ai margini del mercato, mentre altre sono emerse ed hanno prosperato grazie alle opportunità date dalle nuove esigenze delle persone, indotte proprio dai mutamenti in atto.
Ma perché si è verificata questa tendenza?
L’apprendimento in contesti di apprendimento malvagi è lento e frustrante nel breve periodo, ma diventa più consistente nel lungo.
Un esempio risiede nel cosiddetto “effetto generazione”. Si fatica nell’elaborazione di riposte, ma questa difficoltà è in realtà un bene: lo sforzo per raggiungere la risposta corretta consente infatti uno sforzo minore al tentativo successivo.
Invece di elargire consigli, tips e tricks, scorciatoie per raggiungere gli obiettivi, è sempre più opportuno lasciare i soggetti “cavarsela da soli”.
L’esperimento
La dimostrazione ci viene fornita dell’esperimento condotto dagli psicologi Cornell e McCufl che coinvolgeva due gruppi di ragazzi. Il compito consisteva nel ricordare delle definizioni fornite.
Al primo gruppo vennero fornire le definizioni da ricordate e la parola cui corrispondevano, mentre al secondo gruppo soltanto le definizioni.
Il secondo gruppo, privo di facilitazione, incappò in molti più fallimenti del primo per ricordare tutte le definizioni, ma quando al test successivo vennero date a entrambi i gruppi solo le definizioni, ecco che il secondo gruppo raggiunse migliori risultati!
Questo è stato reso possibile dall’allenamento del secondo gruppo, che essendosi dovuto porre più domande e dovendo sbagliare, aveva di fatto rafforzato il proprio metodo di apprendimento.