Questa modalità di lavoro è sostanzialmente un modello organizzativo che interviene nel rapporto tra individuo e azienda. Propone autonomia nelle modalità di lavoro per il raggiungimento dei risultati e prevede un cambiamento delle modalità con cui si svolgono le attività lavorative anche all’interno degli spazi aziendali.
Lo Smart Working non è il telelavoro: è soprattutto un paradigma che prevede la revisione del modello di leadership e dell’organizzazione, rafforzando il concetto di collaborazione e favorendo la condivisione di spazi. Nell’ottica Smart il vero spazio lavorativo è quello che favorisce la creatività delle persone, genera relazioni che oltrepassano i confini aziendali, stimola nuove idee e quindi nuovo business.
Alla luce di questo, lo Smart Working può sicuramente risultare una grande opportunità ma bisogna ricordare che esso si innesca, solitamente, in un percorso di profondo cambiamento culturale dell’azienda e che richiede un’evoluzione dei modelli organizzativi aziendali, per questo diventa di fondamentale importanza saper creare una roadmap dettagliata fase per fase del cambiamento che sta avvenendo oltre che, ovviamente, saper definire in modo chiaro agli occhi dei dipendenti i ruoli ed i relativi compiti che si dovranno svolgere.
L’introduzione e mappatura dello Smart Working contribuisce alla rivalutazione dell’indice ESG legato al Bilancio di Sostenibilità ( https://r-consulting.it/prodotto/come-aumentare-esg-del-bilancio-di-sostenibilita-lavorando-con-le-risorse-umane/ )